TORNEO CALCIO A 8 TORINO – L’Industrial Service dopo una battaglia estenuante batte ai calci di rigore sei a cinque il Real No Limits, nei cinquanta minuti regolamentari il match termina uno ad uno con le reti di Monteleone e Nicolosi a chiudere i tempi regolamentari. Nella lotteria dei rigori è decisivo l’errore di D’Agostino che si fa parare il tiro da Perna bravo ad intuire la traiettoria alla sua sinistra ipnotizzandolo, dopodichè l’ultimo rigore vede in battuta Amorese. Il numero tre dei gialloblù non calcia benissimo, Grande sembra poter respingere ma sfiora solo il pallone che s’infila alle sue spalle, grande festa per i vincitori con un Bonfiglio scatenato nei festeggiamenti. Nel Primavera di calcio a 8 lo Steaua invece batte egregiamente otto a sei l’Atletico, da segnalare la prestazione di un poderoso Blaga autore di ben sei reti… calcio a 5 o a 8 per il fuoriclasse non fa differenza, l’appuntamento col goal è garantito!
LA STORIA
L’antico Giappone col kemari e l’antica Cina con il tsu-chu vantano i più remoti precedenti del gioco del calcio (le tradizioni locali parlano di un migliaio di anni prima di Cristo, ma altre fonti collocano il tsu-chu molto più indietro, attorno al 2600 a.C.). Comune ai due sport era l’uso dei piedi, la presenza di una “porta” rudimentale (definita da due alberi o aste di bambù) e l’utilizzo di una palla. Il termine chu indica infatti una palla di cuoio realizzata con la vescica di animale gonfiata, oppure riempita da capelli femminili. Nel Cinquecento c. a.C. il tsu-chu faceva parte dei programmi di addestramento militare dell’esercito ed era pertanto finalizzato, come molti altri esercizi, all’efficienza fisica dei soldati.
Il gioco del calcio, così come lo conosciamo, è però ufficialmente nato in Inghilterra con la nascita della Football Association, il 26 ottobre 1863. È proprio in questa data che nasce il calcio moderno. Da qui il calcio assume una sua ben distinta fisionomia, distinguendosi dal rugby (anche se la separazione tra i due sport non fu subito così radicale), soprattutto per quel che concerne l’uso delle mani.
Il 26 ottobre del 1863 l’elaborazione plurisecolare del gioco si fissa in un atto ufficiale: undici dirigenti di club e scuole londinesi, riuniti nella Free Masons Tavern sulla Great Queen Street, fondano la Football Association.
Fin dalla sua nascita, il calcio ebbe un grande successo, sia per la semplicità delle regole, che per il dinamismo insito nel gioco stesso.
Un altro passo importante verso il professionismo fu compiuto nel 1897, quando venne istituita a Londra la prima associazione di giocatori britannici, che si sarebbe trasformata poi nella potente PFA (Professional footballer’s association).
Con la nascita della federazione inglese, furono stabilite una serie di regole con lo scopo di mettere ordine e portare lealtà tra i giocatori. Per impedire che alcuni giocatori stazionassero lontano dalla palla, fu introdotta la regola del “fuorigioco” che risulterà determinante per l’evoluzione del gioco: erano in posizione irregolare tutti coloro che si trovavano davanti alla linea della palla in tutto il campo. Nel 1886 questa regola fu modificata ulteriormente: il giocatore si trovava in posizione regolare, quando aveva almeno tre giocatori tra lui e la porta avversaria su tutto il campo. Questa modifica venne attuata poiché notificò la nascita della tattica calcistica, primo tentativo di organizzazione di un gioco di squadra per sfruttare il movimento degli attaccanti. Infatti, L’introduzione di questa regola portò alla nascita di vari “sistemi” di gioco, caratterizzati dalla disposizione dei giocatori sul campo e dai compiti a loro assegnati. I primi schieramenti (1866), con l’introduzione del portiere, erano 1 – 10 o 1-1-9; in seguito, nel 1980, il Nottingham Forest varò il famoso sistema piramidale: 1 – 2 – 3 – 5.
Nel 1871 fu concesso per la prima volta al portiere di prendere la palla con le mani. Ma già dal 1862, data di separazione del calcio dal rugby, nessun giocatore poteva toccare la palla con le mani, se non per riprendere il gioco a partire dalla rimessa laterale.
Nel 1875 furono definite le misure delle porte: 7,32 metri di larghezza e 2,44 metri d’altezza e successivamente furono definiti anche il peso e dimensioni del pallone: esso doveva essere di cuoio (o altro materiale approvato), con una circonferenza massima di 70 cm e minima di 68; il peso massimo era di 450 grammi (il minimo di 410). La pressione all’interno del pallone doveva essere compresa tra le 0,6 e le 1,1 atmosfere. Sempre nello stesso periodo si stabilirono le dimensioni del campo: la lunghezza minima era fissata in 90 metri, quella massima in 120; la larghezza minima era di 45 metri, la massima di 90. Furono comunque molte le regole attuate in questo periodo in Inghilterra, anche se in tutta Europa prendeva piede un gioco del calcio diverso a seconda del paese di origine.
Nel 1904, grazie ai rappresentanti di sette diverse Associazioni nazionali (Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Danimarca, Svezia e Spagna), nasce a Parigi la FIFA “Federation Internazionale de Football Association”, cioè la più importante lega calcistica esistente al mondo. Con la costituzione di questa federazione si voleva rendere unico il calcio, attraverso lo stesso regolamento. La stessa F.I.F.A. diventa l’unico ente in grado di modificare le regole di gioco, dando notevole credibilità ed impulso alla crescita del calcio.
Dalla data di nascita della FIFA, fu possibile organizzare partite tra squadre e rappresentative di Nazioni diverse. Si giocarono da prima solo partite amichevoli, poi competizioni di grande interesse, con pubblico e sponsor a seguire, giungendo agli attuali campionati Mondiali, che si giocano ogni quattro anni.
Attualmente la FIFA ha in ogni continente una diversa appendice che regola i campionati continentali per Nazioni e per club. Per l’Europa, l’organizzazione con sede a Nyon in Svizzera è l’U.E.F.A.
In Italia il calcio viene gestito dalla F.I.G.C. (federazione italiana gioco calcio), la cui sede centrale si trova a Roma.
Nel 1907, per evitare l’azione ostruzionistica determinata dal sistematico avanzamento dei difensori, viene apportata un’ulteriore modifica alla regola del fuorigioco. Tale cambiamento, con l’introduzione del passaggio in profondità e l’inizio delle triangolazioni tra i vari reparti, porta ad un maggiore respiro del gioco offensivo.
Nel 1925, su proposta della Federazione Scozzese, l’International Board, si porta da 3 a 2 il numero di giocatori utili per far scattare la regola del fuorigioco. Il vantaggio in fase offensiva porta alla nascita di nuovi sistemi di gioco, tra i quali, il più famoso è il W M. Altri sistemi famosi sono stati l’ 1 – 3 – 2 – 3 – 2 della grande Ungheria di Puskas e l’ 1 – 4 – 2 – 4 delle nazionali Sud Americane, soprattutto quella del Brasile dei fratelli Santos, Garrincha e Pelé, che vinse i Campionati Mondiali nel 1958 e dominò anche negli anni successivi.
Il prevalere delle difese e la regola del fuorigioco, hanno portato al miglioramento tecnico-tattico dell’attacco e della difesa.
Il sistema WM è stato messo in crisi dall’introduzione dei due attaccanti fissi: per rinforzare la difesa è stato modificato l’assetto difensivo del VM attraverso un sistema di gioco che affidava al “libero” il compito di coprire i suoi compagni di difesa in difficoltà.
Nel 1963 Helenio Herrera schierava con la maglia numero 6 il libero, mentre gli altri difensori marcavano a uomo, con il solo terzino che poteva spingere in attacco per concludere a rete.
Negli anni 70 ci fu l’avvento del cosiddetto “calcio totale” della Nazionale Olandese: non esistevano più limiti agli spostamenti dei calciatori e attraverso l’interscambialità dei ruoli ogni giocatore poteva inserirsi negli spazi vuoti. Spettacolare era l’applicazione della tattica del fuorigioco adottata dagli arancioni nel corso del torneo. Questa tattica finiva con lo stroncare sul nascere gran parte delle azioni offensive della squadra avversaria: con rapidità e sincronismo notevoli, i difensori olandesi scattavano improvvisamente, convergendo verso l’avversario in possesso di palla; il malcapitato di turno cercava allora di liberarsi della sfera, servendola in avanti verso i propri compagni, che però venivano a trovarsi macroscopicamente in posizione irregolare. Quando questa tattica non funzionava alla perfezione, venivano alla luce le doti di velocità e la scelta di tempo di Jongbloed, portiere non certo irresistibile tra i pali, ma sempre prontissimo ad abbandonare la propria area di rigore per trasformarsi in un perfetto libero, sbrogliando così situazioni pericolose per la sua porta.
L’ innovazione del calcio totale ha portato alla nascita della difesa a “zona”, ma questa è storia dei nostri giorni.