TORNEO CALCETTO TORINO – Fanno paura, quattro squadre vittoriose ieri con delle prestazioni diverse ma significative. Innanzitutto il Vertigo insacca la sua seconda vittoria consecutiva. Sa anche di clamoroso contro un Real Madrink che non riesce a contenere le scorribande dei blucelesti, nel tre a due finale spicca la doppietta di Roncon, senza ombra di dubbio il migliore dei ragazzi guidati da Capitan Alpignano. Altra vittoria anche per Gigi Cucina Urbana, sette a due su una spaesata Dinamo Sbronzi, i biancoverdi si devono arrendere ad un Andrea Talamo in stato di grazia nella serata di ieri, autore di una spettacolare tripletta. Veniamo dunque alle goleade, prima quella dell’Enerpaper quattordici a due su un impalpabile Rangers, De Bonis sigla sei reti ed è una vera e propria spina nel fianco nella difesa dei grigi. Ancora quattordici, ma questa a volta a zero, per l’Arte Sport nonostante l’assenza di Mister Pippo disputano una grandissima prestazione mantenendo la porta inviolata, Anselmi da spettacolo firmando cinque reti.
Le regole del calcio spiegate con una fiaba
ACHILLE IL CALCIATORE di Edoardo Crenna. C’era una volta un calciatore di nome Achille.
Era un giocatore spietato con i portieri, era un fuoriclasse, un ”dio” del calcio. Tutti i palloni che tirava finivano in rete. Era un giocatore implacabile e un ragazzo bellissimo: era giovane con capelli biondi e lunghi, con occhi azzurri, braccia forti come il ferro e addominali saldi come il marmo. Nessuno sapeva come potesse essere così bravo e così bello, ma girava una voce che fosse stato immerso nelle acque sacre della bellezza e del calcio. Comunque la sua squadra non vinceva mai. Il motivo delle loro sconfitte era il presidente della società. Lui era grasso e basso, era orribile, però aveva una ricchezza inestimabile. A lui interessava soltanto vincere ricorrendo alla violenza. Questa cosa fece molto irritare il sacro dio del calcio e, molto arrabbiato, scagliò sulla squadra una maledizione: non avrebbero mai vinto finché il presidente non avesse ammesso le sue colpe. Allora il presidente e la squadra andarono a Milano per scusarsi con tutti. Milano era stupenda: ovunque c’erano negozi di bellezza, di sport, di mobili, si trovavano centinaia di ristoranti, pizzerie, edicole e moltissimi alberghi. Entrati nella sede, la squadra e il presidente si sedettero intorno a un tavolo e il presidente ammise le sue colpe. Il capo della FIFA spiegò che c’erano tasse da pagare per punizione. Egli si arrabbiò molto, però, non avendo altra scelta, pagò il conto della multa ma, infuriato, decise di abbassare tutti gli stipendi. Achille non tollerò la sua decisione e offendendolo disse: ”Ubriacone, cuore di Hitler, cervello di gallina, tu non hai mai osato giocare un calcio pulito, tu hai sempre fatto ricorso alla violenza e alla antisportività e tu ci vuoi tirare via l’unica cosa che abbiamo? Fai pure, ma noi non oseremo mai più stare dalla tua parte e nemmeno giocare per te! Creeremo una squadra basata sul fairplay e sulla sportività, ignorando i risultati che potrebbero peggiorare questo fantastico sport”.